Il termine Moxa deriva dal giapponese Moe Kusa, tradotto come “erba che brucia”. L’origine del trattamento dei disturbi corporei con l’uso del calore su punti chiave dell’agopuntura, risale a oltre 2.500 anni fa, testimoniato dai reperti appartenenti all’antica Cina. Gli strumenti creati nel tempo per produrre calore (sigari, coni di moxa o combustione in scatole di legno), prevedevano l’essiccazione e la compressione delle foglie secche di artemisia vulgaris. Ad oggi possiamo trovare in commercio anche i sigari fatti di carbone vegetale di artemisia, che producono meno fumo di quelli in foglia.
La Moxa è utilizzata principalmente per tonificare, ridare quindi energia tramite il calore, alle zone in cui si rileva un deficit, una stasi, oppure freddo. Tale stimolazione produce effetti positivi sia sulla circolazione sanguigna periferica, sia sul rilascio di tensioni muscolari, sia sull’attivazione del sistema parasimpatico, sia sul rilascio di endorfine da parte del corpo, le quali riducono le sensazioni di dolore. Il trattamento dei punti d’agopuntura ha notevole valenza nel riequilibrio dell’energia vitale che scorre nei meridiani, con un riflesso positivo sullo stato di salute ed una riduzione di sintomi già presenti.